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giovedì 13 novembre 2008

Similitudini selettive

BERLUSCONI È SIMILE A OBAMA: SONO ENTRAMBI LEADER VISIONARI. IL TUO ASINO È SIMILE AL MIO CAVALLO: SONO ENTRAMBI GRIGI. MA IN TAL SENSO IL TUO ASINO È ANCHE SIMILE A UN TOPO. COMUNISTA.

17 commenti:

  1. Una delle lezione che si può trarre dalla vittoria di Obama e/o di Berlusconi è che vince chi sa essere leader. E la cosa fondamentale per la leadership è creare un mondo futuro immaginato a cui la maggioranza delle persone vuole appartenere. Lo stesso vale per Hitler e per Kennedy. O per Lenin, visto che nomini i comunisti.

    Vincere le elezioni non ha niente a che vedere con la moralità.

    Mi sembra un concetto facile ed evidente, ma a quanto pare non lo è. Infatti la sinistra continua a perdere. Non perché sia più morale (prima che qualcuno selezioni la parte che gli piace del discorso) ma perché più moralista, come ENTJ e Paolo.

    Inoltre nella tua vignetta implichi che sia Berlusconi a guadagnarci dal paragone con Obama, che è tutto da dimostrare.

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  2. @Adriano

    Forse sei andato troppo in là con la tua interpretazione. In realtà mi interessava solo mettere in evidenza un meccanismo retorico che nasconde un trucco psicologico in cui spesso cadiamo. Probabilmente ha anche un nome ma non lo conosco. Il meccanismo è generale e funziona così: vuoi affermare che una certa persona A possiede una qualità x. Allora la paragoni a una persona B, ma non sulla qualità x, bensì su una qualsiasi altra qualità y. Nella mente dell'ascoltatore passa che A e B sono simili, quindi A deve possedere anche la qualità x.

    Quando Bondi dice che Berlusconi è simile a Obama, il suo scopo è installare nell'ascoltatore la convinzione che Berlusconi possegga in generale le varie qualità che la gente riconosce a Obama. Perché Obama in questo momento è l'uomo più popolare del mondo e qualunque accostamento è politicamente conveniente (i primi ministri di mezzo mondo stanno facendo carte false per farsi fotografare accanto a lui al G20 di Washington, ma Obama ha rifiutato di andarci per evitare interferenze con il presidente in carica Bush). Non importa su quale qualità viene fatta la similitudine (la leadership va bene, è terreno di Berlusconi), il risultato venduto al pubblico è che sono simili su tutte le altre (per esempio: integrità personale, onestà, visione programmatica, eccetera).

    Ma queste cose le sai meglio di me. Mi sembrava un meccanismo abbastanza interessante da farci una striscia e senza intenti morali.
    Detto questo, sono anche convinto che Obama sia meglio di Berlusconi ma ciò non ha nulla a che vedere con la striscia.

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  3. Hai ragione. Penso che il tentativo di Bondi fosse proprio quello che hai descritto. Volevo provocarti ma non ci sono riuscito. Grande!

    ;-)

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  4. Ma per caso il Paolo chiamato in causa sono io? Allora devo immediatamente replicare ad un'accusa, quella di moralismo, che mi sembra di dimostrare (e aver dimostrato anche qui) di non possedere affatto, almeno in talune accezioni (dalle quali sgombrerei il campo subito):

    moralista: che, chi tende a giudicare ogni cosa da un punto di vista morale o si atteggia a rigido e intransigente difensore della moralità.
    moralismo: atteggiamento di rigida e talvolta ipocrita difesa dei principi morali.

    Le altre accezioni sono vicine a quelle che Adriano nega, e cioè sono di chi studia o promuove effettivamente la morale (non quella privata) e l'etica, quindi devo confutare queste.

    Per non giungere a fraintendimenti: a me delle scelte morali della gente frega veramente poco, anzi, casomai mi irrito facilmente quando vedo fare del moralismo da gente che spiega ad altri cosa devono fare nel privato. Casomai (ma è una cosa diversa) talvolta posso guardare alla coerenza di chi chiede un tipo di morale per gli altri da sé, e pratica l'opposto nel proprio privato: ma questo sia ben chiaro, non perché a me freghi di quello che faccia nel privato, ma solo perché da chi decide della mia vita oltre che della propria mi aspetto coerenza, sennò non riesco a fidarmi circa le sue vere finalità.

    Per quanto riguarda invece la questione morale, che è un'altra faccenda (e che per me non ha colore): la richiesta che politici, imprenditori, amministratori, giudici e altre persone di potere seguano un comportamento legale non è fine a se stessa. È una garanzia, dovrebbe esserlo, per la tanto decantata meritocrazia, che va tanto di moda (e ne sono felice) anche in un certo elettorato. Ecco, io sostengo (ma potrei sbagliarmi) che la corruzione e il clientelarismo sono incompatibili con la meritocrazia, dato che favorirebbero non il più bravo ma il il più scalrto, il più corrotto o il più furbo a seconda delle situazioni (e non sono queste le qualità che fanno funzionare un paese). Ecco, per rimanere in tema di clientele, Obama e di paragoni: ma ve lo immaginate voi un Obama che telefona ad un responsabile di palinsesto di una Tv pubblica (vabbeh che lì non esistono, allora trovatevi un esempio fuori dalla Tv) e indica chi far lavorare e perché? (con quelle motivazioni poi) E ve lo immaginate un presidente americano che, dopo la scoperta di simili telefonate, viene eletto all'Office? Rcordo che Paul Wolfowitz fu fatto immediatamente dimettere dagli stessi repubblicani dalla Banca Mondiale per molto meno.

    Comunque a me la striscia sembrava chiara... succede poi anche in negativo, tipo: "lo fecero i nazisti e quindi è automaticamente male", senza passare per la dimostrazione che quel qualcosa è male; quando poi è al contrario che funziona: se diciamo che il nazismo è stato Male è proprio sulla base di una valutazione nel merito (da "moralisti"?) delle scelte che fece. Per esempio il nazismo mise al bando le sostanze inquinanti e fece una lotta contro il fumo di sigaretta. Se un governo moderno fa lo stesso si può dire che è un rischio per l'umanità, perché si rifà al nazismo? No, perché non sono quelle le politiche sulle quali abbiamo dato un giudizio morale (e questo è il senso di moralismo che io effettivamente professo).

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  5. Posso commentare di pancia?

    Ahahahahahahahha, che ridere!

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  6. @Paolo
    La striscia riprende un mio commento di qualche giorno fa su cui ti sei espresso in un certo modo.

    Non so se l'esempio della telefonata che fai ora vale per il fatto che sia Obama o perché sia il presidente eletto di un paese che tu pensi sia migliore.

    Prendo la prima ipotesi e ti chiedo tu che ne sai di Obama? Nessuno lo sa, non ha mai dovuto prendere decisioni gravi, non ha mai fatto leggi, non si è mai trovato di fronte a nessuna sfida importante se non le rappresentazioni teatrali per vincere le elezioni. Vediamo.

    E per la seconda ipotesi sui presidenti americani che in generale ne possiamo dire di ogni. A me piace Kennedy che è sempre elogiato dai moralisti e che ha iniziato l'embargo con Cuba e la guerra del Vietnam. Due fatti che personalmente non gradisco.

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  7. La mia era una constatazione molto più semplice: la carriera di un politico americano (o inglese, o tedesco..), il quale venisse sorpreso a far telefonate con quegli stessi contenuti, finirebbe all'istante, e per sempre. E non c'entra nulla che la cosa sia legale o meno, perché in quei paesi conta solo il malcostume e la slealtà, come nel caso citato di Wolfowitz, mentre da noi si fanno le pulci al "come" sono state raccolte informazioni, senza obiettare nulla sui fatti.

    Sia, chiaro, non sono un fanatico di quei paesi e della loro cultura in generale: ma certamente, cittadini e giornalisti, lì sono più letterati di noi in democrazia. Non a caso da sessant'anni da noi abbiamo a rotazione sempre gli stessi primi ministri: perché chi fa male o perde non va mai via, tanto poi gli italiani perdonano sempre tutto.

    Obama, ipoteticamente, potrebbe anche essere di molto peggio, non ho le carte per escluderlo e la cosa è irrilevante nel discorso che facevo (eppure doveva essere facile capirlo). La differenza sta nel come reagiamo dopo aver scoperto chi abbiamo davanti.

    Il bello è che queste cose in Italia stanno bene anche a quelli che se la prendono perché nel pubblico c'è gente incapace. Ma dai? Ma se a uno sta bene che persino nella Tv pubblica lavori chi viene raccomandato dai capi (e da chi poi viene votato), che cosa vuoi stare a sindacare riguardo all'ultimo dei funzionari, che prende un decimo o un centesimo di stipendio rispetto alla soubrette raccomandata?

    Questa io la chiamo la questione morale. Qualche volta si sente addirittura dire che non è poi nemmeno il fatto che rubi (o è corrotto) il problema di un politico: se poi sa fare bene il politico. Una pia illusione: ma qualcuno ci crede veramente che, per dirne una, lo Stato risparmierà mai sugli apppalti, favorendo tra questi i meno onerosi e quindi più convenienti ai cittadini, se poi non sono quelli lì che lo fanno arricchire di più? Per un cittadino pensarla così non vuole dire essere furbo, ma essere stupido e godere nel farsi fare fesso.

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  8. Mi stai dicendo che il fratello di Sarkosy a capo del gruppo Malakoff Médéric, leader nel mercato francese della protezione sociale o il figlio di Kissinger a capo della NBC o il fatto che il nipote di Mitterand sia Direttore di TV5 e Diettore dell'Accademia di Francia sono tutti casi?

    Forse sì, perché no? Diceva ENTJ qualche vignetta fa.

    E magari poco lontano da casa nostra sappiamo che Leo Kirch riuscì a costruire il suo impero televisivo privato grazie alle leggi di Helmut Kohl negli anni '80. Ci ricorda qualcosa?

    E Carla Bruni sule battute di Berlusconi? Io vivevo a Parigi durante la Campagna elettorale di Sarkosy e non credevo ai miei occhi, se ne usciva con frasi del tipo: ci pensiamo noi a togliere di mezzo questa feccia! E poi la gente ne riprendeva i contenuti razzisti e lo ha anche votato.

    Questo è Moralismo.

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  9. Ho letto e riletto i miei messaggi. Da qualche parte devo aver parlato di Francia. No, non lo trovo. Scusa, avevo erroneamente capito che ti stavi rivolgendo a me...

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  10. Il figlio di Kissinger è americano, Leo Kirch è tedesco.

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  11. Non sapevo che Leo Kirch fosse diventato cancelliere tedesco.

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  12. Il cancelliere era Kohl ...
    Giochi alla svista dell'ovvio?

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  13. Mi sembra che l'analogia con Berlusconi e in generale l'Italia vorrebbe un Kirch salito alla cancelleria con tutti gli onori, e al centro del potere politico per una quindicina d'anni almeno. Non mi devo mettere poi a difendere Kohl (peraltro, come se lo considerassi o lo avessi considerato un po' "mio"). Mi basterebbe notare che anche Kohl ha fatto il suo corso ed è sparito dalla scena politica. Il ricambio funzionale che esiste altrove è se non altro una piccola garanzia perché certe forme non mettano radici, ed è quindi un anticoppro naturale che funziona un minimo anche quando le altre difese non vanno. A noi questo anticorpo naturale manca del tutto.

    In ogni caso io parlavo d'altro: non ho mai negato che la politica contemporanea sia ostaggio (a volte troppo consenziente e attivo) dei poteri forti e che contano, ma mi riferivo a quando la politica diventa gingillo personale, ed anche alla reazione del popolo quando se non altro i "misfatti" vengono resi noti, registrati. A noi manca qualunque reazione. Ci sembra "normale" tutto questo, quando non addirittura "giusto".

    Comunque, Adriano, se per te l'ideale di politica è questo qua non sarò certo io a obiettare: a ciascuno il suo. Che devo dire: goditi lo spettacolo e la vita con un bel pacchetto di popcorn.

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  14. Sono con Paolo. Non dico che gli esempi di Adriano non siano pertinenti: certo, anche negli altri paesi esistono premier populisti, gaffeur, magnati della tv, della carta stampata, del calcio, esponenti di organizzazioni massoniche eversive, indagati per corruzione o per amicizie in odor di mafia. Però soltanto in Italia tutte queste caratteristiche convergono in un'unica persona.

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  15. @Paolo
    E' tipico del moralista quando qualcuno non è d'accordo con lui sminuirlo con i popcorn e tutto il resto. Con in più la presunzione di mettere nelle mie intenzioni cose mai dichiarate come ad esempio il mio ideale di politica. Moralismo, residuo della mentalità cattolica che tanto si vorrebbe combattere. Se chiedi agli italiani di seguire questa mentalità stai tranquillo che vince ancora Silvio. Perché la maggioranza capirà sempre che non esiste un mondo perfetto ed è disposta piuttosto ad accettar difetti e persino immoralità che sentire lagne.
    I lamentosi si trovano bene solo fra di loro. Ovviamente per loro sono gli altri ad essere inferiori, qualunquisti o divoratori di popcorn.

    Quando non ci sarà più questo moralismo e questa lagna di sottofondo forse parleremo dei problemi reali e un nuovo politico e una nuova politica si affacceranno sulla scena italiana.

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  16. Siamo permasoletti: era una battuta bonaria.

    Moralismo residuo della mentalità cattolica il mio? Eppure ero convinto di aver spiegato bene, molto razionalmente, perché la questione morale è importante. Lo ripeto allora: se il criterio che un politico usasse per asssegnare appalti, cioè spendere i soldi pubblici, fosse quello del miglior tangentista allora solo uno sciocco potrebbe pensare che l'appalto andrà a chi più merita: cioè a chi farà l'opera nel modo migliore e con il miglior rapporto tra costi e benefici (dato che questi ultimi non saranno i criteri adottati per la scelta finale).

    Tra l'altro tu così tacci di moralismo né più né meno di quel che tutti facciamo ogni giorno nella vita quotidiana: ci cerchiamo gli artigiani più bravi e che fanno risparmiare di più. Non capisco perché quando i nostri soldi non sono gestiti da noi direttamente ma dai politici si dovrebbe abbandonare questo criterio ovvio e razionale per accettare di buon grado che così non avvenga: pena la scomunica di essere un "moralista".

    Detto ciò, noto che su questo tema, che è quello centrale, non hai replicato su una sola virgola (nel merito) per spiegarmi razionalmente perché ritieni più auspicabile una gestione della cosa pubblica priva di regole di fatto. Se vuoi dire che è un'illusione sperare che tutto funzioni alla perfezione mi torverai d'accordo: se sotieni invece che questo sistema va incoraggiato anche quando le magagne vengono in superficie non sono d'accordo.

    L'assenza di un mondo ideale non implica la rinuncia al tentativo di correggere almeno qualcosa di quello che non funziona, almeno quando ciò emerge. Non vivremmo in democrazia se tutti gli uomini della Storia avessero ragionato secondo quella mentalità.

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  17. Sono d'accordo su tutta la tua mail.
    Così piace anche a me. Ovviamente non incoraggio il sitema. Credo anch'io nei tuoi stessi valori.

    Aggiungo che la ragione per cui si vincono le elezione è indipendente da essi. E se vogliamo vincere dobbiamo imparare ad usare i mezzi comunicativi, come hanno fatto Berlusconi o come ha fatto Obama. Obama non ha vinto perchè più morale. Il mio grande preferito rimane comunque Clinton.

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