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lunedì 19 maggio 2008

Quasi tutte

TUTTE LE IDEE VANNO RISPETTATE. IO NON HO ALCUN RISPETTO PER IL NAZISMO. BÈ, QUASI TUTTE. NON CAPIRÒ MAI QUESTA PASSIONE SMODATA PER LE FRASI FATTE.

5 commenti:

  1. “La chiacchiera è la possibilità di comprendere tutto senza alcuna appropriazione preliminare della cosa da comprendere. […] La chiacchiera, che è alla portata di tutti, non solo esime da una comprensione autentica, ma diffonde una comprensione indifferente, per la quale non esiste più nulla di incerto. […] Il che significa, ontologicamente: l’Esserci che si mantiene nella chiacchiera, in quanto essere-nel-mondo è del tutto tagliato fuori dal rapporto primario, originario e genuino del proprio essere col mondo, col con-Esserci e con in-essere stesso […]. L’ovvietà e la sicurezza di sé proprie dello stato interpretativo medio fanno sì che, sotto il loro tacito predominio, resti nascosta all’Esserci l’inquietudine dell’infondatezza in cui egli è votato a una crescente inconsistenza” (MARTIN HEIDEGGER, Essere e tempo, Milano, Longanesi, 2003, pp. 213-5).

    Da questo punto di vista, tira una brutta aria in tempi di pensiero unico per trovare il proprio luogo del pensiero. Ecco, ho detto "pensiero unico": anch'io chiacchero...

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  2. Caro Entj! Perché devi fare queste strisce che mi fanno "scervellare"?! :-))
    Una prima risposta ce la dà S/A, citando “Essere e Tempo” di Heidegger: L’essere – gettato nel mondo implica due possibilità: l’essere autentico e l’essere inautentico, dove “autentico” e “inautentico” significano letteralmente “appartenere o no a se stesso”
    Nella quotidianità, infatti, ciascuno è intercambiabile e ciò che domina è il “Si” indeterminato e anonimo, in cui tutte le possibilità si trovano livellate e ricondotte all’uniformità.
    Nelle pagine che Heidegger dedica a questo tema è avvertibile la critica, diffusa nella Germania del suo tempo, alla massificazione e spersonalizzazione prodotte dalla moderna civiltà tecnica.
    L’essere autenticamente se stessi equivale, invece, a sottrarsi al dominio del “Si” impersonale per aprirsi alle proprie possibilità.

    Però la striscia di Entj implica anche altri concetti fondamentali della filosofia e psicologia del linguaggio:
    1) Tutte le idee vanno rispettate: questa proposizione implica l’aggettivo “tutte” che racchiude un universale che non lascia spazio ad altro, quindi implica concetti di egotismo. Chi sono “io” per dire che “tutte” le idee vanno rispettate?!
    Facciamo un esempio: se dicessi, “ tutti i rumeni sono dei ladri” è un errore di logica elementare, in quanto se riesco a trovare un solo rumeno, onesto e che non ruba ( e ce ne sono tanti), la proposizione risulta essere falsa. Quindi, il fatto che la Romania stia in una situazione difficile, non deve far cadere le persone che ne parlano, in una superficiale generalità. Stessa cosa se dicessi, “tutti gli italiani sono mafiosi”, vale lo stesso discorso.
    Allora, se affermo, “tutte le idee vanno rispettate”, al momento che ne trovo una, ( che non condivido), come “io non ho alcun rispetto per il nazismo”, ho gia confutato la prima proposizione.
    Ne consegue che “ tutte le idee vanno rispettate” è una proposizione falsa, perché implica un universale che non può essere spiegato da un soggetto, pena cadere nella “soggettiva verità”, nell’egotismo, nell’”Essere inautentico”.
    Questo detto in sintesi, poi Wittgenstein, Popper e compagnia, lo spiegano meglio...

    Ciao a presto ;-)

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  3. s|a e Roberto, vi ringrazio per i vostri commenti.

    Confermo che l'esempio del nazismo è del tutto fortuito. Ciò che mi premeva sottolineare (ma non credo di esserci riuscito, forse ci vuole un'altra striscia) è, in generale, l'assurdità del dover rispettare un'idea.

    Le idee, per quanto mi riguarda, non sono neanche soggetti cui sia applicabile il concetto di rispetto. Si possono utilizzare, condividere, criticare o rifiutare, ma in che senso si dovrebbero rispettare?

    Penso che solo gli esseri umani (o volendo, gli esseri senzienti) possano essere, anzi siano sempre, degni di rispetto. Ma come esseri senzienti e basta, non come contenitori di idee.

    Sto scardinando un assioma buonista o anche per voi è ovvio?

    Questo discorso apparentemente ozioso ha conseguenze pratiche. Per esempio, non vi capita che dibattendo accanitamente contro un'idea, la persona che se ne fa portatrice si offenda? E' assurdo, io non attacco mai la persona, solo l'idea. L'unica spiegazione che riesco a darmi è che molti investono emotivamente così tanto nelle loro idee (o meglio, nelle idee che popolano i loro cervelli, e qui si aprirebbe il discorso della memetica) che alla fine criticare l'idea è percepito come criticare la persona.

    Pertanto mi scuso in anticipo con tutte le persone di cui in futuro criticherò le idee.

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  4. @Roberto: ottima glossa; sotto il "Si" impersonale, tra l'altro, scompare anche la responsabilità personale, cardine di ogni etica.

    @entj: su idea/persona con me sfondi una porta aperta. C'è un sentire comune direi, così comune che le tue parole rieccheggiano quasi uguali in un mio post di qualche tempo fa, una parte del quale ti allego non per egotismo, ma solo per mostrarti il sentire comune:

    Tendenzialmente s|a non lo prenderebbe [un caffé] con:

    Chi parla senza ascoltare;
    Chi parla solo per riempire il silenzio;
    Chi tende a non pesare le parole;
    Chi crede che sono solo parole;
    Chi crede di non aver bisogno di ascoltare;
    Chi grida credendo così di aver ragione;
    Chi non coltiva il dubbio;
    Chi non si lascia convincere del contrario;
    Chi è tollerante senza rispetto;
    Chi crede che alla fine sono le idee che contano;
    Chi di quelle idee è certo;
    Chi venera l'idea e passa sopra alla persona;
    Chi le usa come una coperta calda o come un macigno;
    Chi dice troppo "io";
    Chi dice "io sono" senza temere di rimanere fulminato all'istante;
    Chi è leghista (lo so, contraddice tutti i precedenti, ma non sono mica S. Francesco, lui con gli animali riusciva a parlarci).

    :)

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  5. Penso questo derivi un po' dai retaggi dell'illuminismo e da tutti i rivolgimenti dell'800.

    Questo e ci aggiungerei anche un'altra cosa orribile: in democrazia tutti hanno la libertà di dire e pensare quello che vogliono. Non è così, non è detto. Se colui che pensa e dice non rispetta i minimi comuni denominatori che devono esserci, sempre in democrazia, tra dialoganti, siamo veramente stupidi a pensare che costui abbia diritto di parola.

    Faccio un esempio: l'antiabortismo. Ora, se ne può discutere, ma premettendo che si deve usare il metodo scientifico, che poi significa democrazia. Se l'antiabortista se ne viene fuori con San Tommaso e la vita al momento del concepimento, ecco che quello smette di avere diritto di parola.

    Forse è un concetto forte, su cui confesso di aver qualche dubbio (chi non ne ha?), ma mi pare innegabile la necessità che ci sia, persino in democrazia, di non rispettare tutte le idee, anzi di bloccarne proprio alcune.

    Alessio

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