lunedì 12 maggio 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
I contenuti di questo blog sono pubblicati sotto una Licenza Creative Commons. Se riprodotti altrove, la loro paternità deve essere attribuita specificando il titolo di questo blog e inserendo un link alla sua home page o al post originale. |
Un maestro. Contando che non era neppure italiano.
RispondiEliminaSembra scritta oggi per l'Italia eh? I grandi sono sempre attuali (purtroppo!).
RispondiEliminaLa neolingua orwelliana insegna. Se limiti il numero delle parole limiti il pensiero possibile. Per la parola passa tutto il nostro abitare il mondo, nonché la sua creazione o distruzione. Anche per questo esiste la letteratura.
RispondiEliminas|a: in effetti il concetto espresso così bene da Dick non è di sicuro una sua esclusiva, va dato il giusto credito a Orwell e probabilmente ad altri, incluso Joseph Goebbels.
RispondiEliminaSolo un'osservazione: forse l'idea alla base della neolingua è da ridimensionare. Linguisti moderni di primo piano (come Steven Pinker) affermano che tutte le lingue possibili hanno un denominatore comune (una ideale meta-lingua chiamata "mentalese") che avrebbe le sue radici nell'evoluzione stessa del nostro cervello e non è influenzabile dalla cultura. Sarebbe quindi impossibile limitare il pensiero a partire dal linguaggio, mentre è sempre vero il viceversa.
grazie per la referenza a Pinker. ;-)
RispondiEliminaA me ha fatto venire in mente Babel 17 di Delany
RispondiElimina... e cercandolo su wikipedia
(qui: http://en.wikipedia.org/wiki/Babel-17)
ho scoperto l'ipotesi di Sapir–Whorf, che come citazione probabilmente fa' molto piu' figo...
Roberto, hai aperto un vaso di Pandora! Non conoscevo Babel-17, l'idea è narrativamente molto intrigante. Di Delany ricordo di aver letto secoli fa "Fiori per Algernon", su un vecchio Urania comprato sulle bancarelle. Gran bel romanzo.
RispondiEliminaHo seguito il link all'ipotesi di Sapir-Whorf (vale la pena di ricordarla perché con un tale nome puoi zittire chiunque - e su qualunque argomento - durante i dibattiti del dopocena) e vi ho trovato riportata la controversia con Pinker, inclusa la questione del mentalese che citavo nell'altro commento. Dunque sembra che Sapir-Whorf e Pinker stiano agli estremi di uno spettro di opinioni piuttosto ampio. Non sono in grado di prendere posizione, comunque ho trovato molto convincenti i libri di Pinker "The language instinct" e "How the mind works", perché fondati su solide considerazioni evoluzionistiche.